Negative space e stampa fotografica

Illusioni ottiche, loghi e composizione fotografica sono solo alcuni esempi di spazi negativi  comuni. In particolare in graphic design i creativi sono quelli che ne fanno più uso per realizzare brand unici. Amazon, FedEx, Carrefour per citare qualche esempio.

L’idea di veicolare un messaggio dentro un altro mi ha sempre fatto pensare a concetti come il watermark, la firma d’acqua,  la steganografia, dove appunto messaggio è “nascosto”, o meglio non è percepibile immediatamente, dentro un altro usato come veicolo.

I giapponesi hanno persino un kanji ad hoc per rappresentare questo concetto: ma

una alternativa

Finito il preambolo necessario giungo a descrivere l’idea, o meglio la genialata che mi è venuta in mente mettendo insieme altri due concetti:

Tutto è nato dalla mia volontà di stampare alcune fotografia in formato 1:1, utilizzando però una stampante che al massimo stampa fotografie a sublimazione (dalla resa per me fenomenale) in un formato ridotto rispetto a quello originale.

Alternative? Un banale collage? Si può fare ma insorgono alcuni problemi:

Here comes the negative space: mi sono chiesto, perchè non stampare solo parti dell’immagine che collocate alla giusta distanza creino nell’osservatore l’idea dell’immagine originale? Nel caso di una figura intera o un primo piano americano bastano 3 immagini orizzontali che creano una composizione verticale.

Nel caso di un panorama viceversa, tre crop verticali sono sufficienti a realizzare una idea di insieme.

Update come richiesto giustamente da Dread, aggiungo qualche contributo dei primi esperimenti…

Mancano dei quadretti di sfondo per sopperire all’ORRIBILE tappezzeria